Punta Raisi
(di Alberta de Benedictis)
Ci sono degli spostamenti in auto, durante una vacanza, che sono una sorta di viaggio nel viaggio. È il caso del tragitto che, dalla città di Palermo, porta all’aeroporto internazionale Falcone Borsellino.
Appena fuori dalla città ti fa compagnia, alla tua destra, il colore blu intenso del mare, con l’Isoletta delle Vergini dalla storia leggendaria, che interrompe l’uniformità dell’orizzonte. A sinistra, invece, sono le rocce geometriche dei monti a darti il saluto cosicché il distacco che si prova ad ogni rientro è, in questo caso, meno violento, quasi dolce, un arrivederci più che un addio.
La macchina corre lungo la strada, la vista di un obelisco riporta la mente alla strage di Capaci del 23 maggio 1992, in cui persero la vita Giovanni Falcone e la sua scorta. Se si rallenta un po’ si leggono i nomi delle vittime, scolpiti sulla pietra, perché il ricordo non svanisca, mentre poco prima, nel punto in cui furono piazzati i detonatori, spicca una costruzione in cemento con la scritta NO MAFIA. Un urlo deciso, sì di rabbia, ma soprattutto un’esortazione a non MOLLARE MAI.
È questo lo spostamento – viaggio verso Punta Raisi, uno dei più piacevoli aeroporti in cui attendere il proprio volo, e non certo per la grandiosità o il numero di boutique che ne animano l’interno ma per la terrazza panoramica sul mare dalla quale, questa volta, ho visto un tramonto siciliano dalla scenografia davvero insolita.